Daily Media 19 novembre 2012
Sempre più pressante la necessità di rilanciare il mercato della comunicazione e di restituire un ruolo centrale alle aziende che vi operano. Su questo tema stanno lavorando congiuntamente da un anno Wpp e The European House-Ambrosetti. Da qui è nato un Advisory Board formato da varie personalità che venerdì scorso a Milano ha presentato il manifesto programmatico in cinque punti di questo rilancio. L’occasione l’ha offerta il primo Forum Wpp-Ambrosetti, intitolato: “Il ruolo della comunicazione per la società di domani. Generare valore e cambiamento culturale” che ha i requisiti per proporsi con cadenza annuale come la “Cernobbio della Comunicazione”. Gli obiettivi sono necessariamente legati a quelli dell’economia nel suo complesso: crescita occupazionale, investimenti sull’innovazione, recupero della competitività. Massimo Costa, country manager di Wpp ha affrontato il tema della “gerontocrazia” affrontato anche da Paolo Ainio, ceo di Banzai, così come quello del ritardo del Paese sul fronte dell’e-commerce. Ainio ha mostrato che se sul totale retail europeo, la quota media degli acquisti online è di oltre 7%, l’Italia è ferma a quota 1,3%. Valerio De Molli, a. d. di The European House-Ambrosetti, ha illustrato le proposte del Board: la trasformazione della crisi in un’opportunità, che nel concreto dovrebbe voler dire, per esempio, supportare gli utenti pubblicitari con solide strategie di investimento e con dati chiari sul ROI. Altre proposte puntano sulla valorizzazione della professionalità di giovani e donne, sull’apertura alle visioni internazionali nel tentativo di uscire dal provincialismo italiano, e sull’investimento per rilanciare l’immagine del Paese. Franco Riva, senior banker di Crédit Agricole, ha evidenziato che circa metà del valore dello spread dipende dalla cattiva reputazione di cui godiamo presso gli analisti internazionali: l’Italia ha un problema di credibilità, un’immagine legata ad evasione, corruzione e mafia. Infine, è necessario rivedere le regole e i sistemi di misurazione per adeguarli all’attuale scenario competitivo. Lo ha detto, Baravalle: “Le 5.200 famiglie Auditel non rappresentano il Paese reale, è come parlare di sport a chi gioca a bocce.”