DailyMedia 24/04/2015
L’assemblea dei soci di RCS Media- Group, riunita per l’approvazione del bilancio 2014, ha espresso ieri il nuovo consiglio di amministrazione che dovrà affrontare alcuni importanti nodi: la vendita di RCS Libri, la vendita della quota di partecipazione in Finelco (44,45%), il varo del nuovo piano industriale – con eventuali nuovi tagli paventati dai giornalisti – e naturalmente il tema centrale di questi ultimi giorni, vale a dire la nomina del direttore che prenderà il posto di Ferruccio de Bortoli, fuori dal gruppo a partire dal 1° maggio. La maggioranza del CdA va alla lista condivisa dai soci maggiori (Mediobanca, Fiat Chrysler, Diego Della Valle, Pirelli, Intesa San Paolo) cui fa capo il 38,9%, eletta con il 66,78% dei voti, che propone alla presidenza Maurizio Costa, già a.d. di Mondadori e presidente attuale Fieg, e conferma Pietro Scott Jovane come amministratore delegato. Gli altri sono: Teresa Cremisi, Laura Cioli, Tom Mockridge e Gerardo Braggiotti.
Il 21,68% dei voti va alla lista dei fondi presentata da Anima SpA, che rappresenta il 3,25% delle quote,
in consiglio con Dario Frigerio e Paolo Colonna, mentre con l’11,45% è stato eletto Stefano Simontacchi,
indicato dall’azionista Urbano Cairo, titolare del 4,616%. A margine dell’assemblea Jovane e il presidente
uscente Angelo Provasoli hanno incontrato la stampa, senza però dare risposte alle domande relative
ai principali interrogativi che riguardano il futuro del gruppo editoriale e demandando al CdA entrante tutte
le risposte. In primo luogo, quella relativa al nuovo direttore del Corriere della Sera. Dopo il passo indietro
dell’attuale direttore de La Stampa Pietro Calabresi, che però resta papabile, in lizza ci sarebbero il condirettore
del Corsera Luciano Fontana, e Carlo Verdelli. Si parla anche di Sarah Varetto, attuale direttore di
SkyTg24, di Antonio Polito, già editorialista del quotidiano di via Solferino e attuale direttore del Corriere
del Mezzogiorno, e di Mario Orfeo, alla guida del Tg1. Unico aggiornamento, se così si può dire, riguarda il
dossier Finelco. Mentre la trattativa con il fondo Clessidra risulta sospesa, Jovane annuncia la presenza di
altre manifestazioni di interesse, tutte di provenienza italiana. L’a.d. di RCS ha detto che il Corriere della Sera
«per noi è e resta la principale testata. Continueremo a mantenere il profilo di autorevolezza e indipendenza
». Ha anche sottolineato che al centro del business del gruppo ci sono i contenuti, sempre all’insegna
della qualità, e l’attenzione per le piattaforme di fruizione verso cui si orientano i lettori. L’assemblea dei soci
è stata caratterizzata dalle forti critiche all’operato degli amministratori da parte dei giornalisti di Rcs. Domenico
Affinito ha commentato i risultati espressi dalle numerose iniziative digitali, quali Twigis, l’ecommerce,
YouReport, molto al di sotto delle aspettative a fronte di investimenti significativi. Ernesto Menicucci, membro
del cdr di Roma, ha deplorato il tentativo di cambiare la natura del quotidiano, definito un “Corriere Ogm”
e condannato l’operazione Recoletos, cui si deve una perdita di quasi 850 milioni di euro, la cui responsabilità
ha attribuito a Braggiotti, riconfermato nel CdA. Antonella Caldirola, giornalista rappresentante delle aree
verticali (ex periodici) ha sottolineato il depauperamento delle stesse e la necessità di effettuare nuovi
investimenti. Infine, Massimo Alberizzi ha riportato l’attenzione su: cessione di Rcs Libri, valore del Corriere
del Mezzogiorno, vendita della sede di via Solferino, situazione del Gruppo Sfera, risparmi per i contratti
di solidarietà e cambio di formato del Corriere della Sera. A queste osservazioni Pietro Scotto Jovane ha risposto
che il trasloco della Gazzetta dello Sport porta un risparmio di 6,5 milioni di euro. Nell’area periodici,
ha sottolineato, sono state fatte innovazioni tre cui il varo di Living, il nuovo Abitare, il restyling di Oggi carta
e web, e il prossimo rilancio di Style. Infine, ha posto l’accento sulla sospensione dei bonus dei dirigenti
nonché la riduzione dei compensi di oltre il 10% per il management, e del 30% per il presidente.