DailyMedia 3/10/2014
La televisione rimane il totem irrinunciabile per chi vuole investire in Italia sul largo consumo. Assorbe, infatti, più del 50% degli investimenti pubblicitari nel nostro Paese. Un dato costante, crisi o non crisi». Detto questo, negli ultimi 5 anni il mercato pubblicitario ha perso nel complesso il 40%, nel 2013 il 14% e nell’anno in corso, fino a luglio, il 2%. Un decremento dovuto alla recessione e al minore interesse mostrato dalle multinazionali per l’Italia». A parlare è Lorenzo Sassoli de Bianchi, il presidente dell’Upa, secondo il quale, a fronte della situazione, incentivare la pubblicità possa essere una strada per far crescere i consumi e quindi l’economia «Gli 80 euro di Renzi – rileva Sassoli de Bianchi- sono finiti nei risparmi e non nei consumi. Le banche ci dicono che il risparmio sta aumentando. Noi, dal canto nostro, avevamo proposto di fare il tax credit sugli investimenti pubblicitari per incentivare le multinazionali ad investire in Italia, ma pare che manchino le coperture finanziarie. Il tax credit, però, potrebbe avere effetti importanti sul mercato: se un manager della sede italiana di una multinazionale, a cui la casa madre ha tolto gli investimenti, potesse contare sul tax credit, avrebbe un argomento forte per convincere la casa madre a tornare ad investire in Italia. E, secondo i nostri calcoli, il tax credit potrebbe aumentare il Pil di 1-2 punti», sottolinea Sassoli de Bianchi, auspicando poi una ripresa forte del ruolo di servizio pubblico della Rai come contributo a una crescita dell’Italia e una riforma di viale Mazzini a partire dalla governance. «Noi siamo imprenditori che investono in pubblicità, ma prima di tutto siamo imprenditori che hanno tutto l’interesse e l’ambizione di vivere in un paese più avanzato, più moderno, più civile, più colto. E se la Rai tornasse a fare servizio pubblico come negli anni ‘60 e 70, potrebbe veramente dare un contributo ad una evoluzione positiva dell’Italia che non sta dando certo il meglio di sé, né sul fronteb dell’innovazione né sul fronte della civiltà e dell’economia». La Rai, per Sassoli, dovrebbe tornare a «puntare più alla qualità che all’audience, magari anche con una rete generalista senza pubblicità. Modernizzerebbe così l’intero Paese e ne trarrebbe vantaggio tutta l’industria italiana».