DailyMedia 16 aprile 2013
L’amministratore delegato di RCS MediaGroup Pietro Scott Jovane punta sul business digitale per stimolare la ripresa della casa editrice, oberata da un rosso in bilancio di 509,3 milioni di euro e da un calo dei ricavi complessivi del 12,7% (al netto della cessione di Dada.net, avvenuta nel maggio 2011), con una riduzione della raccolta pubblicitaria del 16,4%. Questi i risultati dell’esercizio 2012, approvati dal CdA insieme con il Piano Industriale 2013-2015 secondo cui alla fine del triennio i ricavi dall’area digitale dovrebbero rappresentare il 21% del totale. Nei prossimi tre anni RCS prevede che il mercato dell’advertising tradizionale si mantenga su trend negativi ma sostanzialmente in linea con la media dell’8% in Italia, mentre la raccolta sul digitale dovrebbe crescere del 16% contro l’11% complessivo. Lo stesso avverrà nel caso delle diffusioni, stabili al -10% per il cartaceo e a +38% per quanto riguarda le copie digitali. Il mercato tradizionale della pubblicità in Spagna è visto in calo del 4%, con RCS in flessione del 5%. Nell’online la pubblicità è attesa sul mercato spagnolo in crescita del 6%, con RCS in crescita del 7%. Il calo delle diffusioni del cartaceo è atteso al 9% medio annuo, con una crescita nel digitale del 34% e un leggero declino complessivo atteso. Il Piano prevede un budget di 160 milioni di euro per lo sviluppo, di cui il 72% è destinato all’area digitale. Nei tre anni sono previste anche efficienze sui costi per 145 milioni di euro, di cui circa 80 milioni già nel 2013 (120 milio). L’operazione di vendita di dieci testate periodiche è per il momento ferma, in quanto le due offerte ricevute – una da parte della PRS di Alfredo Bernardini de Pace – non sarebbero risultate convenienti per l’azienda. La “dote finanziaria” richiesta per acquisire le testate sarebbe infatti troppo alta, intorno ai 20 milioni. Il secondo business in vendita è Dada, per il quale dovrebbero esserci novità tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, e insieme alla vendita della sede di via San Marco, per il quale ci sarebbero delle manifestazioni di interesse nonostante la stanca del mercato immobiliare, permetterebbe il raggiungimento del target di 250 milioni in dismissioni entro il 2014. L’evoluzione disegnata dalle proiezioni vedono un calo ancora nel 2013. Se i fatturati complessivi alla fine del triennio saranno inferiori a quelli del 2012 (1500 milioni contro 1513), l’ebitda dovrebbe crescere del 10%. I ricavi da digitale passeranno dall’attuale 5% al 21%, in termini assoluti si parla di 310 milioni di euro contro gli attuali 142, con una riduzione dei ricavi da attività tradizionali. Nel 2015 il 33% dei ricavi pubblicitari dovrebbero provenire dall’area digitale, che dovrebbe crescere del 20% in un contesto complessivo di calo. I quotidiani dal 2014 dovrebbero riprendersi del 2% in Italia e del 3% in Spagna; per l’area periodici e Digicast ci si attende una crescita dell’8%, mentre per il libri sempre dal 2014 dovrebbe esserci un incremento del 3-4%. Un po’ di numeri: le digital property di RCS vantano 30 milioni di unique users al mese, e 8 milioni di fan sui social network. Il Cda di RCS MediaGroup ha anche definito lo schema della ricapitalizzazione per 600 milioni di euro massimi. L’operazione, spiega una nota, verrà attuata mediante un aumento di capitale in opzione a pagamento per almeno 400 milioni di euro. Il CdA ha anche approvato i termini dell’operazione di rifinanziamento del debito bancario, oggetto di formale proposta da parte di un pool di banche finanziatrici composto da Intesa Sanpaolo, Ubi B., UniCredit, Bnp Paribas Italia, B.P.Milano e Mediobanca.