DailyMedia 22 aprile 2013
Con una riflessione sul futuro della televisione in un contesto di mercato complesso si apre il Purple Program, un ciclo di convegni organizzato da Mindshare. Venerdì scorso si è tenuto il primo appuntamento della centrale guidata da Roberto Binaghi, cui hanno partecipato Carlo Freccero, Maurizio Carlotti e Giorgio Gori, dedicato proprio al destino del mezzo che è stato presentato come un’illusione, ossia come l’oggetto del desiderio più ambito dagli investitori pubblicitari. In Italia questo desiderio si è trasformato nella cosiddetta “anomalia”, ossia nell’eccesso di peso della tv nella spartizione della torta pubblicitaria. Ma pur desiderandola tanto, gli investitori vorrebbero la tv sempre più economica, di fatto scatenando tra le principali aziende televisive italiane una guerra all’ultimo prezzo che recentemente ha creato molte polemiche. La Rai dovrebbe privatizzare la parte di offerta commerciale, dice Carlotti, e tenere per sé il servizio pubblico soggetto a canone, o dare al cittadino la facoltà di scegliere a chi destinare il 50% del canone stesso. Ma soprattutto Carlotti combatte l’idea che le aziende televisive debbano abbassare il costo dei grp. Per Carlotti non ha particolarmente senso interrogarsi su come concretizzare economicamente tutto il “buzz” social che si crea intorno alla tv e in particolare intorno ad alcuni protagonisti o programmi. L’interazione tra tv e Twitter è un fatto acquisito: XFactor, Sanremo, i talk politici sono al centro di un fitto chiacchiericcio che va online contemporaneamente alla diretta. La puntata di Servizio Pubblico con Silvio Berlusconi dello scorso 10 gennaio ha collezionato 150mila tweet. Come si trasforma tutto ciò in format pubblicitari, si chiede il Chief Marketing Officer di MindShare Carlo Momigliano. Per Rai, la proposta di Gori -oggi spin doctor di Matteo Renzi ma fino a qualche tempo fa fondatore e ceo di Magnolia, e prima ancora direttore di rete a Mediaset- vede le reti più orientate al servizio, tra cui Rai3, sostenute solamente dal canone, e le rimanenti – Rai1, Rai2, Rai 4, Rai Premium, Rai Movie – con un modello di business puramente commerciale. Diversamente da Carlotti, Gori è convinto che la tecnologia offra l’occasione di sfruttare pubblicitariamente le audience social, così come dell’inevitabile sbarco di Google e co. su mercato tv come editori a loro volta. Freccero invece pensa che la cosa migliore, per la Rai, sia procedere per piccole riforme. Sullo sfondo del convegno, l’ipotesi della possibilità che Sky e Mediaset Premium possano, un giorno, unire le forze. L’idea nasce da un fatto apparentemente scollegato: la presentazione all’Antitrust del libro di Augusto Preta, “Tv e mercati rilevanti”.